Senza nome (di Pina Petracca)
Hanno finti sorrisi
le donne senza nome
sul volto
di rughe precoci.
Hanno spalle ricurve
di vecchia
e vent’anni
di panni dismessi
distesi
su calvari di croci.
Non hanno voce
le donne
con urla mozzate
da echi selvaggi
di perverso piacere.
Hanno sguardi diversi
dispersi nel vuoto,
hanno sputi sbavati sugli occhi
e un tormento nel cuore:
parlare o tacere.
Non ha colore
la pelle delle donne
di offese macchiata
né profumi o aromi di lavanda.
Ha un odore solo
la carne d’ogni ventre
a merce marchiato
e squarciato
dall’impeto bestiale.
L’odore d’ogni male.
Ma stringono ancora
bambini tra le braccia
le donne dalle braccia spezzate
nella lotta
a conficcare unghie e odio
nell’altrui corpo
indomito e selvaggio.
Non hanno nome
le tante donne che
– nel silenzio
d’un longevo tormento
cucito sulle flaccide membra –
riannodano capelli
ormai d’argento
in rimessi rituali ,
segni di croce
per marmorea fede
tanto vera al Cristo
che da costola le plasmò
quanto blasfema
all’uomo che le violò.
Non conoscono
alba pura sul mare
le donne d’oltre confine
dal mare giunte a terra
nell’illusione
d’una terra ricca,
d’una terra degna.
E non hanno
nome né volto
le donne dal volto bruciato
per ogni diverso volo,
per ogni diverso viaggio.
La storia di donne senza nome
è la storia impunita
di un uomo senza cuore,
è ferita aperta in ogni donna
e nel suo coraggio.