Il creato e la sua bellezza (di Salvatore Cipressa)
Se al mattino presto dovessi cogliere dal mio giardino una bellissima rosa rossa, vellutata, profumata e delicata, punteggiata di minuscole gocce di rugiada, per farla contemplare e ammirare a un gruppo di persone, particolarmente attente e sensibili, e poi, mentre sono in atteggiamento contemplativo ed estatico, dovessi, davanti ai loro occhi, rovinarla e distruggerla con la mia mano violenta e rapace, la prima parola che queste persone pronuncerebbero sarebbe: «Peccato!». Ebbene peccato è rovinare la bellezza delle cose, è distruggere la creazione che è il segno grande dell’amore di Dio.
Un bellissimo passo della letteratura sapienziale ce lo ricorda chiaramente: «Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita» (Sapienza 11, 24-26).
Nella Bibbia Dio viene qualificato come «il vivente» (2 Re 19,4; Salmo 42,3), «amante della vita» (Sapienza 11,26), «sorgente della vita» (Salmo 36,10). Tutta la creazione deve a lui la propria esistenza. Egli ha creato le cose buone e belle perché è Bontà infinita, Bellezza sopra ogni bellezza.
La creazione, capolavoro dell’Artista celeste
La creazione è opera delle mani di Dio e suo capolavoro, rivelazione della sua gloria. Essa esprime la bellezza del mistero di Dio che è amore e riflette lo splendore della Trinità divina. La Sacra Scrittura celebra la bellezza dell’universo con espressioni molto suggestive: «I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento» (Salmo 19,2). «Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia e hanno gioito; egli le ha chiamate ed hanno risposto: “Eccoci!”, e hanno brillato di gioia per colui che le ha create» (Baruc 3,34-35). «Il sole che risplende vede tutto, della gloria del Signore sono piene le sue opere» (Siracide 42,16).
Tutto l’universo manifesta la bontà, la bellezza, la gloria del Creatore. Le creature, chiamate da Dio all’esistenza per amore, partecipano della perfezione divina e rimandano al Creatore, al grande Artista celeste. Ogni creatura porta nella sua bellezza le impronte dell’Artista divino ed è un inno di lode e di ringraziamento al Signore. San Francesco d’Assisi, infatti, nel Cantico delle creature, giunge a lodare Dio, attraverso le creature, e ne contempla la bellezza nell’orizzonte di una fraternità cosmica. Giustamente, anche papa Francesco, citando Giovanni Paolo II nell’enciclica Laudato si’, afferma che «quando contempliamo con ammirazione l’universo nella sua grandezza e bellezza, dobbiamo lodare tutta la Trinità» (n. 238).
Custodire la bellezza del creato
A conclusione del Concilio Vaticano II, i padri conciliari, nei Messaggi del Concilio all’umanità, affermano: «Questo mondo nel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza, per non cadere nella disperazione. La bellezza, come la verità, mette la gioia nel cuore degli uomini ed è un frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione».
Il bello ha in sé la sua finalità, la sua teleologia, perché è espressione della perfezione divina. «La bellezza – afferma Giovanni Paolo II nella Lettera agli artisti – è cifra del mistero e richiamo al trascendente. È invito a gustare la vita e a sognare il futuro. Per questo la bellezza delle cose create non può appagare, e suscita quell’arcana nostalgia di Dio che un innamorato del bello come sant’Agostino ha saputo interpretare con accenti ineguagliabili: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!”».
Se, come ci ricorda Fëdor Dostoevskij, «la bellezza salverà il mondo», è necessario allora custodire la bellezza della creazione riconoscendola come dono grande dell’amore di Dio, contemplarla con il suo sguardo, amarla, rispettarla, custodendola da ogni attacco violento e distruttore che ne sfiguri il volto e ne deturpi la bellezza.