Prefazione al libro Storia di una giovane artista: Agnese Perulli…Benvenuto Rosso Chemio (di Lara Carrozzo)
Il libro di Agnese Perulli è la storia – testimonianza di una giovane artista, ed ha un sottotitolo interessante: …Benvenuto Rosso Chemio.
L’autrice racconta del vissutodella sua malattia, il cancro, che dalle pagine delle rose la trascinerà nelle pagine della croce.
Senza fronzoli e in modo molto diretto, con un taglio ironico e giocoso rivela la sua realtà interiore ed esteriore, in ospedale e a casa, tra Londra e l’Italia dal 2016 sino a poco prima della sua morte avvenuta l’8 maggio 2020 durante la supplica della Madonna.
La storia che andremo a leggere, non è un semplice susseguirsi di eventi, è l’umanizzazione surreale della malattia e del suo iter, perché, chi è artista lo sa, l’arte è capace di traghettarci nell’altrove senza tempo della bellezza, che dona tinteggiature differenti da ciò che potrebbe essere descritto con solo inchiostro nero.
Agnese dedica il testo A chi c’era, c’è e ci sarà…/ Nel qui ed ora passato/ nel qui ed ora presente/e nel qui ed ora futuro…, facendo intendere che l’hic et nunc è il suo tempo, quello eterno interiore inteso comeKairos, ovvero, il momento giusto per qualcosa, anche speciale per chi la sta sperimentando in quel preciso istante.
Questa specialità del tempo si coglie in tutto il testo, dove costantemente si innestano le sue varie e multiformi anime di cantante, scrittrice, ma soprattutto poetessa della vita vera, che vuole rimanere artista sino alla fine.
E ce lo dice nel paragrafo 3.2 In my room (Nothing is what it seems): …Non voglio perdermi la vita per strada! Quindi per ora suono nella mia stanza…
Agnese teme di perdere la sua identità di artista, tiene alla sua vocazione e alla sua granitica fede in Dio se pur costellata da numerose curiosità in ambito religioso e culturale.
E nello stesso tempo lancia dei moniti sulla umanizzazione della sofferenza:
…Il punto è che si riesce a vedere solo se si vuole vedere e la malattia è ancora un tabù, eppure ci sono milioni di persone che convivono con i mostri incurabili dentro di loro. Io volevo solo dire che bisogna aprire gli occhi in generale non solo per noi oncologici, ma per ogni cosa. Sono un puntino nella rete ma sono sempre Uno, come chiunque, come te. La rete mi permetterà di rimanere, come lo permetterà a te quando non ci saremo più…
Agnese ci racconta la solitudine del malato, e soprattutto ci guida verso la non materialità della vita, facendosi beffa del suo corpo trasformato dalla malattia, perché il cambiamento più importante è quello che avviene di giorno in giorno nel cuore!
Questa giovane artista non ha esitato quando è dovuta salire sulla croce e affrontare il suo calvario, come Gesù. Anche Gesù credevano di averlo inchiodato alla Croce, tutto sembrava finito, il sipario era chiuso, le luci si erano spente, il pubblico in sala era uscito: “Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio”. (Marco 15, 33).
Ma quando tutto sembra finito, è lì che tutto ha inizio.
La storia di Agnese mi fa venire costantemente in mente le vite dei Santi, potrei citare Chiara Luce Badano, o Carlo Acutis, potrei mensionarne tanti che come lei hanno vissuto in modo eroico la malattia, come cammino di resurrezione che grida di non rinunciare mai all’amore, alla tenerezza, al donarsi senza interesse.
Nel cap. 1.3 scrive del Numero identificativo: 720651 (Seven twenty six five one) …è il mio numero paziente ed è scritto ovunque, su ogni documento che mi fanno vedere, dove sono riportati tutti i medicinali del giorno, posologia e data di scadenza, 720651 è il numero sul mio braccialetto paziente. Ora che lo guardo con più attenzione è a fondo rosso con targhetta bianca…
Agnese è controcorrente nel raccontare, in modo implicito e ironico ci fa intendere che la meravigliosa cantante, musicista, ora è solo un numero, come gli altri, uno dei tanti pazienti oncologici, che oltre a vivere il dramma del dolore e della diminuzione della sensibilità anche nella sfera intima, deve affrontare un altro disagio, quello di essere percepita come qualcosa di freddo e distaccato dalla sua eloquente umanità e sensibilità…sino a paragonare il suo corpo a un puzzle da ricomporre: …Bisogna pensare che la chemio è solo un disegnatore che smembra il corpo solo per ricompattarlo in maniera più artistica, allegra, colorata, salubre… (Cap 3.1 Cornici e Puzzles).
L’autrice scrive in un ritmo trasversale tra prosa e poesia, con arpeggiature di suono a tratti incandescenti nella sua crudezza e verità, senza mai mancare di raffinatezza, o di stile, riuscendo a far percepire perfettamente il suo essere musicista, cantante, pur rimanendo nella scrittura; mi ricorda molto nell’incedere, la pittrice e poetessa messicana Frida Kahlo, che ella stessa cita nel testo.
Leggendo le pagine di questo libro potremo conoscere una persona, una donna, un’artista, che come molti definiti “grandi” è venuta a mancare troppo presto, e la sua assenza la avverte soprattutto chi l’ha vista impegnata ad esercitare il bene nei confronti dei bambini poveri che non possono ricevere istruzione e in altre attività a carattere umanitario che denotano il suo spirito generoso e libero in un’espansività che ci lascia intravedere quello che sarebbe divenuta in futuro.
Intanto, pensiamo a lei nel crepuscolo, nei suoi colori che sono il giallo, l’arancione, il rosso…e nel sottotitolo… Benvenuto Rosso Chemio, scorgiamo solo la sua infinita grazia e bellezza.